La preistoria dal Paleolitico al Bronzo Antico

Sala Preistorica (V)

L’esposizione delle vicende del primo popolamento umano della Sardegna prende l’avvio dalla cosiddetta Sala Preistorica (V) dedicata ai più antichi reperti rinvenuti nell’isola; in questa sala si vuole condensare lo scorrere del tempo dal Paleolitico Antico alla Età del Bronzo Antico (a partire da 500 mila anni fa fino al 2000 a.C. circa) attraverso categorie di reperti esposti secondo un criterio cronologico e topografico che cerca di conservare l’unità dei contesti di ritrovamento.

Alle pareti un grande quadro cronologico a vivaci colori illustra le fasi archeologiche in termini relativi e con datazioni assolute, indicando al contempo le caratteristiche salienti per ciascuna epoca.

Le sei vetrine, con i rispettivi pannelli didattici, vanno viste in senso antiorario, a partire da quella più vicina all'ingresso. All’interno ogni espositore presenta (generalmente in alto a sinistra) un pannellino di plexiglas con l’indicazione della/e fase/i di appartenenza dei reperti esposti nella vetrina.

Tra le competenze della Soprintendenza per i Beni Archeologici rientra anche la tutela dei Beni Paleontologici (fossili vegetali ed animali) per cui la vetrina 1 è dedicata alle foreste pietrificate dell'Anglona (Comuni di Perfugas, Laerru e Martis), con frammenti di tronchi fossili di diverse specie del Miocene.

Dalla stessa subregione storica, in provincia di Sassari, provengono i reperti litici del Paleolitico Inferiore, i più antichi della Sardegna ritrovati in diverse località dei territori di Perfugas e Laerru.

Reperti dal Paleolitico Superiore/Preneolitico alla prima età del Bronzo (Cultura di Bonnanaro) dalla Grotta Corbeddu di Oliena (Nuoro) sono visibili nella vetrina 2: calchi dei più antichi frammenti scheletrici umani della Sardegna, ossa di faune estinte (cervo Megaceros Cazioti - visibile anche nella teca al centro della sala - e Prolagus Sardus) reperti litici microlitici e strumenti d'osso della Cultura di Bonu Ighinu ed infine frammenti ceramici e litici della prima età del Bronzo.

Il percorso prosegue con la vetrina 3 dedicata in prevalenza al Neolitico Antico e ai materiali della Grotta Verde (Alghero), della Grotta di Filiestru (Mara) e della Grotta dell'Inferno (Muros): nel gruppo di vasi del Neolitico Antico dalla Grotta Verde spicca l’olla con anse nella quali è rappresentata una testa umana con lunga capigliatura, gli occhi e le sporgenze del naso; si osservano anche una serie di frammenti cardiali, tre vasi integri del Neolitico Antico ancora contenenti materiale colorante e frammenti della Cultura di Bonu Ighinu (Neolitico Medio) fra cui il vaso carenato con motivo stellare.

L’illustrazione dei contesti del Neolitico prosegue nella vetrina 4 con reperti dalla grotta Sa Ucca de Su Tintirriolu di Mara, in maggioranza del Neolitico Medio (Cultura di Bonu Ighinu) e Recente (Cultura di Ozieri). Fra i materiali Bonu Ighinu una spatolina d’osso con schematizzazione antropomorfa e i due idoli femminili di tipo volumetrico da Olbia e da Muros, due anelloni litici ed un idoletto miniaturistico da Ploaghe. Alla Cultura di Ozieri appartengono un idoletto femminile di ceramica con collana e le splendide decorazioni geometriche o con vivaci figure umane dei vasi.

Le successive vetrine 5 e 6 sono dedicate sostanzialmente alla Cultura di Ozieri del Neolitico Recente. I materiali dalla Grotta Sa Korona di Monte Majore di Thiesi sono rappresentati da un gruppo di idoletti del tipo detto a placca, un frammento con protome taurina a rilievo, alcune lame in pietra ed un vasettino miniaturistico; seguono la bella pisside, il vasetto a collo, un idoletto di tipo “cicladico” e due anelloni, dalle grotte di S. Michele e Bariles di Ozieri che hanno dato il nome alla cultura preistorica, insieme ad un grande nucleo di ossidiana. Singolari i due vasi di pietra - uno con quattro piedi e protome taurina, l'altro con ansa a rocchetto (da Dolianova, CA) - e le collane con vaghi di pietra dalle tombe a circolo di Li Muri e di La Macciunitta (Arzachena, OT).

Alle pareti della sala sono esposti i calchi delle protomi taurine da diverse domus de janas della provincia di Sassari.

Sala di Monte d'Accoddi (VI)

La successiva sala (VI) è interamente dedicata al grande altare megalitico di Monte d’Accoddi (Sassari): scoperto nel 1952 e portato alla luce con ripetute campagne di scavo archeologico (1952-1958: scavi Ercole Contu; 1979-2000: scavi Santo Tinè) è il più importante dei monumenti preistorici (prenuragici) della Sardegna, singolare per la sua unicità nel Mediterraneo ed in Europa. Illustrano i risultati delle straordinarie scoperte i numerosi reperti, pannelli didattici, plastici ed un efficace ologramma (immagine virtuale tridimensionale).

In particolare, le vetrine 7a e 7b illustrano rispettivamente il tema dei villaggi neolitici che hanno preceduto nell’area la costruzione del grandioso altare ed i villaggi di Cultura di Ozieri: sono esposte ceramiche pointillé e di stile S. Ciriaco - pertinenti alle prime fasi abitative - e una serie di vasi decorati con il tipico stile della Cultura di Ozieri fra i quali spiccano i frammenti di scodella con la più antica rappresentazione di danza della Sardegna.

Le vetrine 8c e 8d illustrano invece le due fasi architettoniche del monumento: il cosiddetto Tempio rosso ed il successivo Tempio megalitico che si sovrappose al primo; sono esposti frammenti decorati con motivi lineari dipinti in rosso, caratteristici della fase detta per questo Ozieri Dipinto, altri d’impasto grigio scuro e nerastro di Cultura Filigosa e vasi di Cultura Abealzu della prima Età del Rame.

Nella vetrina 9 sono mostrati strumenti d’osso (punteruoli, aghi, spatole, fiocine) e fittili per tessere (pesi e fusaiole), punte di freccia di ossidiana, accette litiche levigate, coltelli e strumenti di selce.

Nella teca a sinistra è esposta la testa di un grande idolo di calcare con volto stilizzato; a destra è visibile invece una stele di granito con raffigurazione di un idolo di tipo “cicladico”.

La vetrina 10 contiene idoli di vario tipo (steatopigio, a placchetta, “cicladico”), asce di pietra decorate. A destra contiene una scelta di reperti di pietra e pochi oggetti di rame, frammenti di due crogioli e di vasi di pietra e una placchetta di schisto con motivi graffiti a zig-zag. Nell’ultima vetrina della sala (11) sono presenti reperti appartenenti alle culture di Monte Claro, del Vaso Campaniforme e di Bonnanaro pertinenti all’ultima frequentazione del Santuario.

Sala delle Tombe ipogeiche (VII)

Questa sala è dedicata al tema delle Tombe ipogeiche (domus de janas) attraverso l’esposizione di reperti prevalentemente dell’età del Rame e della prima età del Bronzo (Culture di Filigosa e Abealzu, di Monteclaro, Campaniforme e di Bonnanaro) provenienti da una decina di necropoli della Sardegna centro-settentrionale.

Nella sala sono esposti inoltre i calchi di rilievi e petroglifi con figure umane scolpiti sulle pareti di una tomba di Ossi e della Tomba Branca di Cheremule (Sassari). In particolare nelle vetrine 12 e 13 è esposta una scelta di reperti delle culture eneolitiche di Filigosa e Abealzu dalla Necropoli di Filigosa (Macomer, NU) e dalle domus di Abealzu e Sos Laccheddos (Osilo e Sassari): si tratta di ciotole con carena marcata, una testa di spillone ed un vasettino di legno, due piccoli mestoli con manico terminante con una protome ornitomorfa, vasi a fiasco ed un tripode, tre vasettini miniaturistici ed un'ascia-martello con foro abbozzato.

La successiva vetrina 14 contiene altri reperti da domus de janas del Sassarese: spiccano in particolare il bellissimo idoletto a traforo di Cultura Ozieri dalla Tomba Il di Monte d'Accoddi, quelli frammentari, notevoli per dimensioni, da Ponte Secco (Sassari) e da Littos Longos (Ossi) ed il repertorio che caratterizza la Cultura Campaniforme come i vasi a campana e i cuencos, i brassard (“bracciali da arciere”), le punte di freccia, i pendagli di canini di volpe ed i bottoni.

Fra le vetrine 15 e 16 è esposto un focolare in pietra da una domus de janas della necropoli di S. Andrea Priu di Bonorva; lungo la parete sono allineate la splendida statua-menhir da Genna Arrele di Laconi e quelle più piccole da Nurallao, dell’Eneolitico.

In queste vetrine sono mostrati i reperti di tutte le culture dell’età del Rame e della prima età del Bronzo dall’importante domus de janas di Santu Pedru (Alghero): risaltano i vasi ad alto collo decorati a graffito con un motivo a zig-zag, i bei cuencos decorati con il tipico stile del vaso campaniforme ed un importante insieme di vasi troncoconici o tripodi, con la caratteristica ansa a gomito, della Cultura di Bonnanaro.

Le successive vetrine 17 e 18 sono dedicate ai reperti, di Cultura Monte Claro, Campaniforme e Bonnanaro rinvenuti in diverse domus de janas della necropoli di Su Crucifissu Mannu (Porto Torres): i reperti Monte Claro presentano tutti la caratteristica decorazione a scanalature, mentre quelli Bonnanaro, di varia foggia, sono facilmente riconoscibili per le anse a gomito. Nella vetrina 18 spicca soprattutto un cranio umano con foro dovuto ad una operazione di trapanazione cranica praticata a scopo di cura: il callo osseo che si è formato su margini del foro dimostra che il soggetto sopravvisse per un certo tempo dopo l’operazione.

Sala delle Tombe Megalitiche (VIII)

Questa sala contiene quattro vetrine con materiali, in prevalenza, dell’Età del Bronzo Antico e Medio, provenienti sia da domus de janas sia da tombe megalitiche (dolmen e tombe di giganti) preannuncio dei reperti caratteristici delle fasi dell’Età del Bronzo e del Ferro nelle quali si sviluppa la Civiltà Nuragica (Sala IX).

In particolare nella vetrina 19 sono esposti vasi con anse a gomito della Cultura di Bonnanaro dal sito di Corona Moltana di Bonnanaro che le ha dato il nome, dalle domus de janas di Noeddale (Ossi), di S. Giovanni (Viddalba) e di Taulera (Alghero) - da cui proviene anche un altro esemplare di cranio trapanato - e dalla tomba di giganti di Su Monte de S'Ape (Olbia), dalla quale provengono sia reperti di Cultura Bonnanaro che nuragici (tegami e altri recipienti con decorazione a pettine).

Nelle vetrine 20-22 sono raccolti reperti da tombe ipogeiche nuragiche con prospetto di tomba di giganti (Sa Figu, Ittiri, S'Iscia ‘e Sas Piras, Usini e La Dana di Lu Mazzoni, Stintino) o di tipo misto (Oridda, Sennori) ovvero dalle tombe di giganti di Coddu Vecchiu e Li Lolghi, Arzachena, Palatu, Birori e dalla tomba a circolo n. 6 di Li Muri, Arzachena. Spiccano in particolare il grande vaso ovoide con orlo a tesa interna decorato con triangoli puntinati da Ittiri ed il punteruolo di bronzo con manico d'osso da Sennori. Tra gli altri reperti (dal dolmen di Funtana 'e Casu, Muros e dalle tombe “a poliandro” di S. Giuliano (Alghero) e di Ena 'e Muros (Ossi), si osservino i due pugnali con lama foliata.

Fuori vetrina si trovano un vaso da Su Crucifissu Mannu, un bacino rettangolare di terracotta dall'insediamento di Sa Turricula (Muros), un “chiusino” di domus de janas da S'Iscia ‘e Sas Piras (Usini) e due dalle tombe di giganti di Abealzu (Sassari) e di Mesu 'e Rios (Thiesi).