Il duca di Sussex riesce sempre a conquistare, suo malgrado, un imponente spazio mediatico dal momento che le sue vicende private… tirano.
40 anni di vita segnata dalle luci dei riflettori puntati addosso e dalla solitudine che spesso ha rappresentato la sua unica vera compagna quando non si è sentito più circondato dai suoi principali riferimenti affettivi. Soprattutto dal più vitale ed insostituibile degli affetti.

Il principe Harry ha sempre rappresentato la parte apparentemente più irrazionale ed istintiva della famiglia reale. Apparentemente irrequieto ed insofferente alle regole è stato per questo etichettato come una sorta di ‘pecora nera’ della famiglia Windsor cui ha sempre fatto da luminoso contraltare il fratello primogenito William, futuro re, bello, educato e sempre ossequioso dei rigidi canoni monarchici.
Una condizione che ha generato nel tempo un preciso stato d’animo e quel medesimo stato d’animo si è poi sviscerato completamente nel titolo della sua autobiografia: Spare, traducibile come ‘riserva’ o, peggio ancora come ‘pezzo di ricambio‘. La seconda scelta dopo la prima rappresentata dal fratello maggiore. Una differenza evidenziata anche dalla disposizione della loro camera da letto nel castello di Balmoral.
La parte di Harry era: “più piccola e misera“. Eppure tutto sembrava superabile, tranne l’evento più devastante. La tragica scomparsa di sua madre, la principessa Diana, datata 31 agosto 1997, ha aperto in Harry un buco nero di cui non si è mai scorto il fondo. Tantomeno da Harry che in quel momento ha solo 12 anni. Un’adolescenza privata dell’unico vero riferimento affettivo ha dato poi vita ad una giovinezza spesso guidata dagli eccessi.
Fino al momento in cui il principe Harry si è deciso di ascoltare un prezioso consiglio arrivato dalla sua fidanzata di allora e chiedere, finalmente, aiuto.
L’annuncio che spiazza di Buckingham Palace
Il libro” The Palace Papers”, scritto dalla biografa della famiglia reale Tina Brown ha rivelato al mondo, ufficialmente, una porzione sconosciuta del passato del giovane principe Harry.

Tutto è iniziato dalla decisione del secondogenito di Carlo e Diana di porre fine alla spirale di violenza ed eccessi che stava distruggendo la sua vita. Ha deciso di affidarsi ad una psicoterapeuta amica di Diana, Julia Samuel, specializzata in lutto, che lo aiutò ad affrontare, per la prima volta, il dolore devastante della perdita di sua madre.
Julia Samuel lavorava a stretto contatto con l’MI6, l’intelligence britannica. Occorreva preservare, ad ogni costo, la privacy del principe. Anni dopo, nel documentario dal titolo “The Me You Can’t See” , (ovvero L’Io che non puoi vedere), il principe Harry ha parlato di come l’abuso di alcol e droghe fosse un modo per provare ad allontanare da sé un dolore devastante.
40 anni di vita segnata dalle luci dei riflettori puntati addosso e dal buio arrivato direttamente dal tunnel sotto il Ponte dell’Alma, a Parigi, dove il 31 agosto 1997 ha trovato la morte la principessa Diana. Sua madre.