Scopri l’antico trucco delle nonne per risparmiare sulla bolletta : il trucco della pentola può diventare un alleato prezioso in cucina e non solo.
A volte ci ostiniamo a cercare soluzioni complicate quando basterebbe voltare lo sguardo nel passato dove sicuramente la soluzione più semplice era già stata individuata. È il caso dell’acqua, una risorsa indispensabile, troppo spesso soggetta a spreco e anche molto costosa. In tempi antichi si usava il trucco della pentola per risparmiare acqua.

La pentola in questione è quella della cottura della pasta, che contiene quella acqua che quasi tutti versiamo senza pensarci due volte nel lavandino subito dopo aver scolato gli spaghetti. Eppure, chi è cresciuto con una nonna in casa sa che quell’acqua fumante non si buttava mai via così a cuor leggero.
Il “trucco della pentola” potrebbe cambiare il modo in cui guardiamo alle nostre abitudini quotidiane. Con quell’acqua torbida si può fare molto più di quanto immagini. Riciclare l’acqua di cottura della pasta è una scelta concreta, economica e anche ecologica, che ci permette di ridurre consumi e sprechi, facendo il pieno di buonsenso. Un gesto semplice può nascondere un ventaglio di usi inaspettati che vanno dal lavare i piatti al prendersi cura dei capelli. Ma vediamoci più chiaro.
Il segreto nascosto nel fondo della pentola: perché l’acqua della pasta è oro liquido
Quando cuoci la pasta, succede qualcosa di magico, anche un pò chimico. La pasta rilascia amidi e minerali trasformando quella che era semplice acqua bollente in una miscela preziosa. Le nonne lo sapevano bene, anche senza avere una laurea in biochimica, era l’esperienza e la tradizione a guidarle.

Il primo trucco che usavano era quello di sfruttarla per sgrassare le stoviglie. Altro che detersivo, bastava mettere tutto in ammollo in quella stessa acqua ancora calda, aspettare qualche minuto e poi passare una spugna. Gli amidi facevano il lavoro sporco, letteralmente. Non funzionava sempre come per magia, ma spesso sì, e soprattutto non si sprecava ne acqua ne detersivo e l’ambiente ringraziava.
Poi gli impasti: pizza, pane, focacce… Aggiungere acqua della pasta all’impasto dava risultati più soffici e fragranti, e non finiva lì. L’acqua della pasta era perfetta per cuocere verdure o legumi, sia per risparmiare energia (visto che era già calda) sia per dare un sapore in più, quello del grano appena cotto. E quando si raffreddava, chi aveva piante in casa la usava per innaffiarle, a patto di non averla salata troppo, perché pare che l’amido, oltre a far bene ai capelli, non dispiaccia neanche ai gerani.
A proposito di capelli, c’è chi ancora la usa per un impacco pre shampoo, mischiandola con un po’ di olio di cocco o di lavanda. E sì, anche i piedi stanchi a fine giornata trovavano sollievo in una bacinella di acqua di cottura tiepida.
Forse questa tradizione meriterebbe di essere recuperata, se è possibile risparmiare qualcosa ogni giorno semplicemente evitando di buttare via quello che pensavamo fosse inutile, forse vale la pena ascoltare un po’ di più quei vecchi consigli anche se arrivano da una pentola.