Quando lo stress sul luogo di lavoro diventa eccessivo al punto da danneggiare la quotidianità del lavoratore si possono chiedere i danni al datore: ecco in quali casi si presentano le condizioni legali per farlo.
Diciamo la verità, sono poche le persone che possono dirsi realmente soddisfatte del proprio lavoro e gratificate dalla propria mansione. In alcuni casi questa insoddisfazione di fondo è legata alla retribuzione non congrua alle necessità e alla quantità e qualità del lavoro svolto, in altre dal non aver trovato un ambito lavorativo in grado di gratificarci.

Al di là di questo aspetto molto comune, in genere il lavoro è fonte di stress perché ci porta a doverci applicare a fondo per ottenere dei risultati e in alcuni periodi tali risultati vanno ottenuti in un tempo limitato. Tornare a casa stanchi fisicamente e mentalmente, con la preoccupazione di ciò che ci aspetta il giorno seguente è la normalità, tuttavia quando lo stress è tale da influire sulla salute del dipendente c’è qualcosa che non va.
Nei casi in cui lo stress diventa talmente alto da causare un burnout è evidente che le condizioni lavorative non consentono ai dipendenti di svolgere il proprio compito in modo tranquillo. Spesso tale condizione si verifica quando i carichi di lavoro sono eccessivi o quando i turni si prolungano ben oltre l’orario previsto da contratto.
Possono esserci casi in cui a rendere particolarmente gravoso l’impegno lavorativo sono vessazioni come il mobbing – comportamenti tesi a indurre il dipendente ad andare via o farlo sentire inadatto al compito richiesto – oppure molestie da parte di colleghi o superiori, oppure ancora mancanze da parte dell’azienda per cui si lavora.
Quando un lavoratore può chiedere risarcimento per stress eccessivo
Nel caso di mobbing, violenze e molestie stiamo parlando di veri e propri reati contro la persona che sono regolati da specifiche normative e leggi, ma anche nel caso in cui il datore di lavoro dovesse mancare di offrire tutto il necessario affinché i propri dipendenti godano tutela della propria salute psicofisica ci si trova di fronte ad una fattispecie specifica di reato, in quando è obbligo del datore o dell’azienda assicurarsi dell’incolumità dei dipendenti.

Qualora ci si trovi in situazioni di lavoro inique che causano forte stress, il dipendente può chiedere il risarcimento per i danni subiti. Chiaramente è a carico del querelante l’obbligo di dimostrare il nesso causale tra le problematiche psicofisiche patite e l’ambiente di lavoro o il comportamento dei superiori nei suoi confronti.
A tale scopo è necessario che vi siano dei certificati medici che attestino le problematiche di salute e una perizia psicologica che confermi che il burnout psicologico è collegato a ciò che succede durante l’attività lavorativa. In secondo luogo sarà necessario rivolgersi ad un avvocato al fine di presentare una richiesta di risarcimento e nel caso sia necessario portare avanti la causa in tribunale.
Nella maggior parte dei casi è possibile trovare un accordo stragiudiziale per ottenere il rimborso delle spese effettuate per le perizie e per le cure mediche ed il risarcimento per i danni subiti. Qualora l’azienda si rifiuti di trovare un accordo spetterà al giudice decidere se ci sono i presupposti per concedere il risarcimento.