Cosa accade se si hanno dei soldi in banca? Ecco quando si corre il rischio di impedire la ricezione dell’Assegno sociale.
L’Assegno sociale è una misura sociale rivolta a chi trova in una situazione economica disagiata, questa nel 2025 spetta ai cittadini over 67 anni che abbiano un reddito annuo non superiore a 7.002,84 euro.

Il limite sale a 14.005, 68 euro, in caso di coppia. Tuttavia, il solo rispetto di questi parametri non sempre garantiscono il riconoscimento della prestazione, dunque se il richiedente ha soldi in banca o dispone di un tenore di vita che potrebbe essere considerato elevato.
L’INP in una fase che potrebbe definire istruttoria, può tenere conto non solo dei redditi dichiarati ma anche della condizione economica complessiva del richiedente. Si tratta di un approccio che è stato confermato anche dalla Corte di Cassazione, che ha chiarito come il criterio di valutazione non debba limitarsi al reddito fiscale.
Quando i risparmi in banca possono ostacolare l’Assegno sociale
Quando si richiede l’Assegno sociale l’INPS valuterà la situazione economica prima di accettare la richiesta del richiedente. La normativa prevede l’esclusione di alcune voci dal calcolo reddituale, tra queste troviamo la casa di abitazione o il TFR, ma non esclude esplicitamente i patrimoni.

Questo consente all’INPS, in taluni casi, di respingere la domanda anche se i redditi del richiedente rientrino nei limiti. Questo è accaduto, per esempio, a un cittadino che aveva venduto un immobile e depositato il ricavo sul suo conto corrente. L’uomo ha poi utilizzato i fondi a sua disposizione per vivere in affitto in una casa definibile di pregio. Inoltre, il supporto economico ricevuto a parte di un familiare sono stati considerati indici di agiatezza, incompatibili con lo stato di bisogno richiesto per tale prestazione.
Con la sentenza n. 13577/2013, la Cassazione ha confermato che il tenore di vita dei richiedenti dell’Assegno sociale sono rilevanti ai fini del calcolo per l’accettazione della domanda. Quindi, l’INPS ha la facoltà di valutare anche i depositi bancari, investi e spese sostenute, così da accertare l’effettiva condizione economica.
Nel caso in cui la domanda venga rigettata, il cittadino ha la facoltà di agire in giudizio per dimostrare che le somme depositate non derivano da redditi ricorrenti ma anche da eventi straordinari o non produttivi di reddito stabile. Va detto, tuttavia, che la Corte di Cassazione ha indicato che le somme in oggetto possono concorrere a evidenziare una capacità economica superiore a quella compatibile con l’Assegno.